martedì 18 gennaio 2011

Soundgarden: Telephantasm

Questo disco, passato inosservato nonostante la certificazione doc, ovvero il marchio di fabbrica della band che lo ha realizzato, merita una seconda chance: stiamo parlando dei Soundgarden, rientrati in corsa dopo lo scioglimento di fine anni 90'. Stiamo parlando di un gruppo che per qualità, anche nei suoi periodi più bui, è stato abbondantemente sopra la media. Una decisione dolorosa la separazione, che sancì la fine simbolica di parte della scena di Seattle e dintorni. Infatti, la chiusura di quel capitolo _iniziato all'alba degli anni Ottanta_ diede il colpo del definitivo ko (dopo la morte di Kurt Kobain) ad un movimento su cui lentamente si spensero i riflettori. Il discorso è stato riportato in auge nell'ultimo biennio, quando oltre ai soliti grandi nomi che non hanno mai mollato (Pearl Jam, Mark Lanegan, Mudhoney, Melvins, Dave Grohl etc.) e ai second comer (Stone Temple Pilots su tutti) sono tornati i redivivi Alice in Chains ed ora i Soundgarden: nomi grossi. E Telephantasm è il loro biglietto da visita, la testimonianza di una delle band più straordinarie degli ultimi vent'anni. Nonostante la musica sia una scienza inesatta qui siamo di fronte ad algoritmi quasi matematici: una sezione ritmica granitica, un wall of sound incredibile che dipinge scenari apocalittici (come quelli della cover dell'album) dai quali è visibile nitidamente il profilo di Cornell: shouter della migliore tradizione dell'hard rock, tanto per capirci un Robert Plant anni '90 che si avventura con caparbietà spingendo al limite delle proprie possibilità una voce unica. Black Rain, outtake riaggiornata proveniente dalle sessions di un disco del 1992 intitolato Badmotorfinger, ricorda al mondo la forza deflagrante che sprigionava il quartetto on stage, qualcosa fatta lustri prima solo dai Led Zeppelin. Ovviamente è consigliata la versione deluxe, ricca di demo, outtake, live version che si accompagnano al cd vero e proprio, una sorta di greatest hits che ripercorre tutta la carriera della formazione, dagli esordi più hard rock alle contaminazioni che fecero la fortuna di Superunknown passando per l'epicità essenziale di Down on The Upside, ricco di gemme come Blow The Upside World e Pretty Noose. Da (ri)scoprire.

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