mercoledì 30 novembre 2011

Ryan Adams: Ashes & Fire

Stavolta Ryan Adams è riuscito a mettere d'accordo la critica di mezzo mondo: Ashes & Fire è il disco in cui, una volta per tutte si riappropria di se stesso; il disco della misura, della moderazione, il disco da cui ripartire e perché no _ da collocare, su un ideale podio, con il meglio del suo catalogo _ dietro a Heartbreaker e subito dopo Gold. Ashes & Fire è _ stando alle valutazioni di gran parte della stampa specializzata _ la sintesi di un percorso di purificazione. di sobrietà chimica e musicale: lasciate (per ora) alle spalle dipendenze varie, Adams è riuscito a stare lontano quel che basta anche dagli studi di registrazione. Cosa non da poco per un artista "bulimico" come lui, capace di sfornare dischi ad una media impressionante. Avesse amministrato meglio la propria carriera, avesse lavorato più sulla qualità e meno sulla quantità, staremmo parlando di un peso massimo, purtroppo non è andata così. Ritrovato l'equilibrio (anche) nel fare musica Adams ha confezionato un piccolo capolavoro. Una persona diversa insomma: potrebbe essere il Boss di Nebraska a suonare l'armonica nella title track. Till I Found You spazza via il sentore di filler che caratterizzava la recente produzione dell'ex Wiskeytown (su tutti i brani di Cardinology), mentre Do I Wait _ "canonica" balladcoutry/rock _ ne conferma le indiscutibili doti interpretative, capaci, in momenti come questi, di fare la differenza tra un buon pezzo e una gran bella canzone. Un gradito ritorno.

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