giovedì 15 dicembre 2011

Rich Robinson: Through A Crooked Sun

Terminate con successo le ultime date con i Black Crowes, Rich Robinson si è buttato a capofitto a registrare Through A Crooked Sun, seconda prova in solitaria dopo l'esordio del 2004, intitolato Paper. Rispetto ad allora, un progetto muscolare dove l'improvvisazione in lunghe jam blues era l'asse portante di tutto e le liriche erano ridotte all'osso, oggi le parti cantate sono molte di più. Un salto in avanti non da poco che consegna agli amanti del genere non solo un buon diversivo, ma un disco decisamente più godibile e bilanciato, probabilmente il miglior lavoro solista tra quelli dei compagni di band. In una recente intervista lo stesso Robinson ha fatto un paragone con la prima esperienza in solitaria ribadendo come nel 2004 _ dopo lo scioglimento dei Corvi di Atlanta e il naufragare immediato dell'avventura con gli Hookah Brown _ dovesse reinventare tutto d'accapo, ora con più maturità nel gestire crisi/separazioni e il complicato rapporto con il fratello Chris (la voce dei Black Crowes) il processo è stato decisamente più facile e rilassato. Station Man, pur non avendo grosse intuizioni, apre come uno qualsiasi dei brani di The Southern Harmony and Musical Companion, e proprio come le canzoni bel best seller del 1992 si chiude con un bel solo e un atmosfera stonesiana. Il riverbero di chitarra in Falling Again ricorda tremendamente la vecchia ballad Thorn in My Pride, ma rispetto al cavallo di battaglia del suo gruppo il pezzo si smarca dal solito con il suo incedere à la Crosby Stills Nash Young. Bene anche la più vigorosa Fire Around e la suadente Hey Fear.

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