giovedì 8 marzo 2012

Bruce Springsteen: Wrecking Ball

Nel 2001 con The Rising invocava la rinascita dell'America, colpita nel profondo dopo l'11 settembre, ora dieci anni dopo il Boss chiede di azzerare tutto, ripartire, de-costruire quello che è stato fatto nel frattempo. Wrecking Ball (letteralmente palla da demolizione) vorrebbe mettere subito la parola fine alla crisi in cui si sono impantanati gli Usa (This Depression) con la forza della propria rabbia. Un sentimento che, sposandosi con un generale senso di disillusione e amarezza, costituisce l'ossatura concettuale del disco. Ci sono slanci positivi e ottimistici, ma questi vengono dal singolo, non da istituzioni, non da masse consapevoli, non da nazioni: We Take Care of Our Own con il suo piglio deciso non lascia spazio a fraintendimenti. Molto più brillante di Magic, e di Working on a Dream questo album va annoverato tra i migliori di un Boss che qui, ricopre un ruolo centrale rispetto alla E-Street Band, meno protagonista rispetto al recente passato. Se anche l'inserimento di un inciso hip hop in una sua canzone _ Rocky Ground _ non suona blasfemo ma semplicemente bene vuol dire che Springsteen ha trovato la giusta quadratura del cerchio. Country, gospel, folk, rock, in Wrecking Ball c'è tutto, c'è la tradizione americana che suona diretta, urgente, viva (You've got it). Commovente la versione in studio di Land of Hope and Dreams (già presente sul Live From New York City del 2001) con il solo di sax _ perfetto _ del compianto Clarence Clemmons: da brividi

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