Quasi in contemporanea sono usciti i rispettivi dischi solisti di Benson e White, mente e anima dei Raconteurs (per chi non lo sapesse o semplicemente non ricorda: Steady As She Goes...). Se nella prima avventura in solitaria White ha scombussolato le carte del suo rock con robuste dosi di country e blues, qui, nell'ultimo disco del sodale nei Raconteurs è la melodia a farla da padrone. Meno ostico e più a fuoco di Blunderbuss, questo lavoro consegna al pubblico un artista consapevole della propria forza, declinata attorno al ricerca della perfetta canzone pop (a portata di mano in No One Else But You). Bad For Me, ne è l'esempio più evidente, con un ritornello che cita (non del tutto pretenziosamente) Elton John. Mica male. Di riflessioni dietro a un progetto di questo tipo, se ne potrebbero fare a bizzeffe e tutte piuttosto malinconiche: artisti completi come Brendan Benson rischiano sempre di più di passare in sordina, coperti dall'abbondanza (ormai quasi patologica) di uscite del genere. Un genere inteso nella sua incarnazione più nobile, che diventa “power” in ossequio alla migliore tradizione dei Nineties (Here In The Deadlights). Il capitolo più ambizioso del progetto è Pretty Baby, ossimoro “antico-moderno” tra la western song perfetta e un drumming meno “retrò” delle apparenze. Altri punti a favore di What Kind of World sono The Light Of The Day, che leviga le asperità dei Black Rebel Motorcycle Club e Happy Most of The Time, omaggio ai momenti più ispirati dell'ex Replacemtents Paul Westerberg.
giovedì 24 maggio 2012
Brendan Benson: What Kind of World
Quasi in contemporanea sono usciti i rispettivi dischi solisti di Benson e White, mente e anima dei Raconteurs (per chi non lo sapesse o semplicemente non ricorda: Steady As She Goes...). Se nella prima avventura in solitaria White ha scombussolato le carte del suo rock con robuste dosi di country e blues, qui, nell'ultimo disco del sodale nei Raconteurs è la melodia a farla da padrone. Meno ostico e più a fuoco di Blunderbuss, questo lavoro consegna al pubblico un artista consapevole della propria forza, declinata attorno al ricerca della perfetta canzone pop (a portata di mano in No One Else But You). Bad For Me, ne è l'esempio più evidente, con un ritornello che cita (non del tutto pretenziosamente) Elton John. Mica male. Di riflessioni dietro a un progetto di questo tipo, se ne potrebbero fare a bizzeffe e tutte piuttosto malinconiche: artisti completi come Brendan Benson rischiano sempre di più di passare in sordina, coperti dall'abbondanza (ormai quasi patologica) di uscite del genere. Un genere inteso nella sua incarnazione più nobile, che diventa “power” in ossequio alla migliore tradizione dei Nineties (Here In The Deadlights). Il capitolo più ambizioso del progetto è Pretty Baby, ossimoro “antico-moderno” tra la western song perfetta e un drumming meno “retrò” delle apparenze. Altri punti a favore di What Kind of World sono The Light Of The Day, che leviga le asperità dei Black Rebel Motorcycle Club e Happy Most of The Time, omaggio ai momenti più ispirati dell'ex Replacemtents Paul Westerberg.
sabato 19 maggio 2012
Slash: Apocalyptic Love
A due anni dal debutto infarcito di
special guest (un po' il suo Supernatural) e dopo il brillante live
Made in Stoke, Slash torna alla ribalta con Apocalyptic Love,
realizzato assieme a Myles Kennedy e ai Conspirators, vale a dire la
backing band dell'ex guns. Per chi non lo sapesse, Kennedy è un
mostro di tecnica (già voce degli Alter Bridge) con un'estensione
vocale formidabile e una grande capacità interpretativa. Insomma,
l'uomo giusto al posto giusto. I due anni on the road si sentono
eccome: i meccanismi della band sono rodati e testimoniano la
solidità e l'intesa del gruppo. Rispetto all'omonimo album di 2 anni
fa, i brani sono meno “slegati” tra loro (Fergie, Lemmy, Adam
Levine, Cornell e Ozzy non sono proprio artisti similari) e più
figli di una visione d'insieme unica e ben definita, fatta per
esaltare i chours melodici e nella quale affiorano qua e là venature
vicine al metal. Pezzi come Crazy Life ricordano l'attitude più
stradaiola del chitarrista anglo americano, mentre Hard & Fast rimanda alle smargiassate di Reckless Life (agli albori dei
Guns'n'Roses) con quel riff che sembra uscire da Rocks o Pump degli
Aerosmith. Se con Anastasia Slash ha rispolverato la sua Gibson
ricordando gli anni belli, Far and Away _ con il suo finale epico _
rimane nel solco delle migliori ballad scritte da Patience in avanti.
Meno divertente rispetto all'ultima incarnazione degli Snakepit
(Ain't Life Grand andrebbe riscoperto), ma più a fuoco dell'ultime
prove dei Velvet Revolver, questo disco segna un altro punto a favore
di Slash nella faida con Axl Rose e le sue illusions, ormai
clamorosamente fuori tempo.
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mercoledì 16 maggio 2012
Tenacoius D: Coming soon the Rize of the Fenix
Jack Black è ancora epicamente pirla? Si, Dio (Ronnie James) lo benedica... è in procinto di uscire Rize of The Fenix, nuovo capitolo dell'avventura targata Tenacoius D... sicuramente un dischetto divertente.
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Grunge tried to kill the metal, but they failed! |
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martedì 15 maggio 2012
Rocket Juice & The Moon: S/T
L'esordio del miliardesimo side project
di Damon Albarn? Retro world music. Molto meno “africana” di
quanto si possa pensare, quest jam session transgenica tra l'ex Blur,
Flea e Tony Allen (drummer di Fela Kuti) è in grossa parte un
omaggio al funk soul nero anni Settanta, protagonista accanto a un
tappeto di synth. Chitarre wah wah, fiati (che neanche James Brown) e
un basso poderoso e morbido che tiene a bada le divagazioni brit (il
primo amore non si scorda mai...) di Albarn, evidenti in Poison.
Fosse stato più a fuoco, più ragionato avremmo tra le mani un
probabile best seller, così, registrato in sordina e uscito tra i
mille impegni dei titolari del marchio, il progetto è più che altro
la fotografia di un capriccio, figlio della voglia di divertirsi
senza prendersi troppo sul serio. Buona la prima insomma, come
suggerisce il groove avvolgente di 1-2-3-4-5-6. Una manciata di
canzoni uscite di getto, magari incoerenti tra loro ma nonostante
tutto di ottimo livello. Certo avessero assecondato maggiormente il
naturale invecchiamento di quelle sessions, parleremmo di un piccolo
gioiello, mentre tra le mani abbiamo “solamente” un gran bel
disco. Hey Shooter, estratto black cantato da Erikah Badu è come se
avesse scongelato l'intera sezione di ottoni dei Funkadelic. Il
calypso caraibico di Chop up è l'ennesimo volto di una creatura
meticcia concretizzatasi con questo supergruppo funk, che
nell'elettronica The Unfadable mostra il suo lato più sbarazzino e
irriverente.
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domenica 13 maggio 2012
venerdì 11 maggio 2012
Grazie di tutto Pippo
"Tutte le cose che state per leggere saranno sempre seconde, rispetto ad
una. La prima e unica cosa che voglio che voi sappiate per sempre è
questa: ho giocato e vinto per Noi. Giocare e vincere senza condividere
le emozioni è nulla, invece io e voi, noi, abbiamo fatto tutto insieme.
Abbiamo sperato, abbiamo sofferto, abbiamo esultato, abbiamo gioito. E
abbiamo alzato le coppe e gli scudetti insieme ai nostri cuori. Siamo
sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda. E questo non ce lo toglierà
mai nessuno. Sapete, cari Milanisti, quando sono arrivato a Milano voi
non lo sapevate. Ero in una stanza d’albergo e dovevo uscire il meno
possibile, per non dare nell’occhio e per non compromettere quella
trattativa di mercato fra la Juventus e il Milan. Le prime settimane, i
primi mesi, mi avete studiato, ci siamo guardati. Poi, ci siamo
innamorati. Quella sera contro il Torino. Eravate arrabbiati, le cose in
campo non andavano bene, eravate in silenzio. Mi sono tolto le
stampelle, ho iniziato il riscaldamento e il vostro ruggito dedicato a
me ci ha fatto vincere la partita, ci ha proiettati al preliminare di
Champions League e poi alla nostra Finale di Manchester. Questi ricordi,
insieme a tutte le persone che mi consolavano ad Anversa nei mesi
difficili del 2004 e del 2005 e ai brividi che abbiamo provato insieme
il 9 Agosto 2006, il giorno del mio compleanno, contro la Stella Rossa,
saranno sempre sul comodino del mio cuore, accanto agli affetti più
cari. Atene. Il calcio ce l’ha regalata per un solo motivo: io e voi,
noi, l’abbiamo voluta così fortemente, così intensamente, che non poteva
concedersi. Certo, la realtà è andata oltre i nostri sogni più belli.
Due gol, contro il Liverpool, due anni dopo Istanbul, la Settima
Champions League. Il destino ci ha riservato quello che non osavamo
sperare. Io oggi voglio ringraziare con affetto e commozione il
presidente Berlusconi e Adriano Galliani: la loro elettricità e la loro
capacità di emozionarsi per me mi ha reso più forte, mi ha spinto oltre
qualsiasi limite. Ma voglio rivolgere un pensiero anche a chi, dalle
giovanili a tutte le splendide squadre dove ho giocato nella mia
carriera, mi ha aiutato a diventare l’uomo e il calciatore che sono
oggi. Grazie Milan, grazie calcio. Concedetemi di chiamarlo mio il
Milan, le persone di via Turati, di Milanello, gli uffici, i centralini,
i magazzinieri, i fisioterapisti, i medici, le cucine, lo Stadio, gli
addetti, lo spogliatoio. Tutte le persone che mi vedevano arrivare con
il maglioncino alla domenica e vibravano già sperando nel mio gol. Ciao
Mister Ancelotti, con te ho vinto tutto, ciao ai miei meravigliosi
tifosi che mi seguono da tutto il mondo, sempre con affetto e con grande
passione, ciao ai miei fantastici compagni di squadra, di oggi e di
ieri. E infine, concedetemelo, grazie, grazie, grazie alla mia
famiglia: mamma Marina, papà Giancarlo, Simone e Tommaso. Non sarei
arrivato fino a qui senza di voi. Siete la mia forza. Caro il mio Milan,
Ti lascio solo perché è la vita, perché è il momento. Lo sai anche Tu.
Ciao a tutti e grazie, Pippo Inzaghi"
Ciao a tutti e grazie, Pippo Inzaghi"
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