lunedì 19 novembre 2012

Aerosmith: Music From Another Dimension

Sono passati 11 anni dall'ultimo album Just Push Play,  ma è bello notare come da allora il verbo in casa Aerosmith sia rimasto lo stesso: un invito a divertirsi senza farsi troppe menate. Metti su il disco (per chi ancora ci crede e li compra) e goditi l'ascolto. That's all folks! D'altronde, la loro carriera, elencata fieramente come un odissea rock'n'roll nel video di Legendary Child, è il miglior modo per riassumere una vita all'insegna dell'eccesso: se dagli anni Settanta chiunque li conosce come Toxic Twins, un motivo ci sarà... Music From Another Dimension, è un viaggio nel rock a stelle e strisce più classico, equamente diviso tra pezzi r'n'r, con lo stesso tiro che c'era in Toys in the Attic oppure in Rocks (Lover Alot, cazzo se prende bene!), e ballate nel solco della miglior tradizione dei nostri. In Tell Me (ma non era su Get a Grip?) Steven Tyler mostra senza paura, una voce provata dal tempo, ma incredibilmente soul, calda e comunicativa, (ancora) avanti anni luce rispetto alla concorrenza. Joe P. ci mette del suo macinando riff su riff (Luv xxx), arte perduta della quale il chitarrista di Boston è tra gli ultimi custodi.  Il bello (almeno per me) di questi Aerosmith, che cadono sul palco, che litigano (Perry e Tyler) da Letterman, che sono sempre più sfatti, che escono con le modelle di 25/30 anni, che vanno ad American Idol e SONO lo show, che si odiano, vanno in tour, bevono ancora troppo, fanno una vita come Steve McQueen (cit.), registrano due pezzi a Los Angeles e si imbarcano nell'ennesimo tour mondiale  è proprio questo: non ne hanno ancora abbastanza. E avendo venduto 150 milioni di album è un piccolo miracolo. Meno patinato nei suoni rispetto agli ultimi dischi, Music From Another Dimension recupera una componente soul che emerge con fierezza in Oh Yeah e Out go the Lights. Clamorosamente belle e anacronistiche Beautiful e Street Jesus, solo anacronistica e melensa What Could Have Been Love, inferiore rispetto a We All Fall Down. L'album scorre via che è un piacere e regala, dopo Something _ con vaghi rimandi ai primi Aerosmith _  altri bei momenti: Closer _ perfetta _ e Another Last Goodbye, voce e piano. Da Brividi. Dio benedica i Toxic Twins.

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