mercoledì 3 aprile 2013

Atoms For Peace: Amok

Quanta curiosità per il debutto degli Atoms For Peace, annunciati e ibernati più volte. Yorke senza i Radiohead. Yorke che si rilassa e mette insieme una band (e che band verrebbe da dire) dopo le intuizioni electro di The Eraser, (il nome del gruppo deriva proprio dall'omonima canzone del suo debutto in solitaria). Sulla carta il non plus ultra del post/rock/electro/ qualsiasicosa. Ovviamente la critica specializzata ha speso parole d'elogio per le rare uscite pubbliche degli Atoms. Ora è in programma un mini tour a ribadire la padronanza dell'esecuzione live (non si discute, per carità!), ma soprattutto ora abbiamo tra le mani (finalmente) Amok. Il disco. Pubblicato da Xl Recordings è un bell'oggettino, un cartonato ripiegabile illustrato in chiave naif, che sintetizza l'astio di Yorke contro i mali di questa modernità disfunzionale, una parata di icone/simboli del capitalismo (petrolio, mass media, banche, addirittura Walt Disney!) sui quali si abbatte una pioggia di meteoriti. Ironiche provocazioni post/apocallittiche a parte, Amok è un disco spesso, in cui la forma canzone viene sacrificata/scarnificata. Il giochino _ ribadito fino allo sfinimento _ consiste nel rendere indefinibile la distinzione tra elettronica e beat umano. E' Flea che suona in questo punto o sono i campionamenti di Nigel Godrich (producer dei Radiohead)? Amok si lascia apprezzare per la ricerca sul ritmo, per l'aspetto elettro/percussivo (encomiabile il lavoro del drummer Joey Waronker e del percussionista brasiliano Mauro Refosco), per quell'anima sintetica che diventa umana per un attimo e si trasforma di nuovo. Non è un disco di canzoni, ma di intuizioni, forse non tutte memorabili, ma in alcuni casi degne di nota (Stuck Together Pieces, Dropped e Ingenue) su tutte. “Eravamo a casa di Flea a Los Angeles, ci siamo fatti e abbiamo giocato a biliardo ascoltando Fela Kuti”. Detto tutto...



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