
Accantonati i francesismi degli ultimi
album solisti, l'Iguana rispolvera la sigla Iggy and The Stooges, e
torna al (proto) punk'r'n'roll. Consapevole del passo falso di
The
Weirdness, il disco firmato Stooges del 2007, ha ridotto all'osso la
presenza (scenica) della band: 35 minuti (incendiari) e tutti a casa.
Niente filler, niente battute a vuoto. Non sappiano ancora se
spariranno dal radar del r'n'r _ il rocker di Detroit ha 66 anni_ se
trattasi di addio o arrivederci, l'unico dato certo è la qualità
del disco, meno patinato rispetto alle prove soliste (Skull Ring
docet) e vagamente vicino al MOSTRUOSO
Raw Power. Considerando cosa è
successo in questi 40 anni, tra dipartite risse, droghe, blasfemie e
querele assortite,anche quel vagamente è un miracolo. Il primo della
lista. Il secondo è il ritorno a casa di James Williamson che, per
l'appunto 40 anni fa sporcò a dovere
Raw Power _ e da allora non ha
più toccato la chitarra. In barba a qualsiasi evoluzione darwiniana
del sound quindi, il più malato e meno tecnico guitar hero di sempre
è tornato esattamente dove aveva interrotto. Agli albori del
garage punk.
Ready to Die ha tutto quello che dovrebbe avere un disco
degli Stooges, compreso un inizio tirato come pochi (il trittico
Burn, Sex & Money e
Job). Il sax malato, metropolitano e
metafisico di Steve Mackay, il drumming puntuale di Scott Ashelton,
le linee di basso di Mike Watt ( che detta legge in
DD's), lo stile
cristallizzato e retrò di Williamson e Iggy che canta con il suo
timbro più profondo, di soldi, sesso e di quanto il mondo faccia
schifo, come nella sguaiata
Unfriendly World (e da Detroit si ha una
vista privilegiata sulle sconcezze del mondo). 10 pezzi “Stooges
guaranteed” eccezion fatta per
Beat That Guy, Stonesiana fino al
midollo. Sul finale l'omaggio al compagno di scorribande Ron in
The
Departed, che riprende in maniera commovente il riff di
I Wanna Be
Your Dog in chiave country acustica.
Nessun commento:
Posta un commento