lunedì 15 luglio 2013

The Mars Volta: De-Loused in The Comatorium

In principio furono gli At The Drive In dell'acclamato Relationship of Command. Poi la “scissione” in due fazioni. Una diaspora che generò gli Sparta e i The Mars Volta: per definizione un esperimento inaudito al tempo, una scommessa, un bluff di grandeur e stratificazione sonica. Beat latini, fuzz progressive, nevrosi heavy/noise, fusion e psichedelia come se piovesse. L'unica regola nella complicata carriera della formazione fu proprio quella di elevare in potenza il concetto di ambizione. Omar Rodriguez Lopez si sdoppia, incidendo un'infinità di parti di chitarra per creare un labirinto di decibel e arpeggi frastornante, mentre Cedric Bixler raggiunge tonalità altissime, metafisiche. Prodotto da Rick Rubin _ nemmeno lui “IL PRODUTTORE” riuscì ad addomesticare la band, disciplinandone il sound _ De-Loused in The Comatorium è un concept (come impone la miglior tradizione prog) basato sulla vicenda di un uomo Cerpin Tax (in realtà il poeta Julio Venegas) ,in coma per l'abuso di droghe, che vive differenti esperienze nei vari strati della sua mente. Risvegliandosi, però si suicida, profondamente turbato per le allucinazioni vissute. La genesi di questo masterpiece, però è stata quanto mai travagliata. A ridosso della pubblicazione il gruppo apprese della morte per overdose di Jeremy Ward, assieme a Lopez e Bixler anima della band. Una ferita profonda, che in un certo senso segno le disfunzionali dinamiche future tra i leader rimasti e i gregari di lusso (il drummer Jon Theodore su tutti, o i guest Frusciante e Flea). Dopo l'intro di Son et Lumière, un esperimento di ipnosi lungo un'ora con tribalismi sudamericani (Tira Me Las Aranas), primitivi battiti hc (Roulette Dares) che si alternano a psych-rock claustrofobici. Con Televators il viaggio si chiude su un tappeto di percussioni e una morbida chitarra slow. La fine di un incubo o l'inizio di un sogno? 


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