giovedì 7 novembre 2013

Manic Steet Preachers: Rewind The Film

Scelgono un approccio più riflessivo e soft i Manics, abbandonando l'ottimismo di Poscards From a Young Man, regalano ai fan un nuovo _ ispirato _ capitolo nella loro ventennale carriera. Ridotto al lumicino il mood heavy guitar degli ultimi dischi (da Send Away The Tigers in poi), confezionano un disco melodico e malinconico. Perfettamente adatto per il grigiore autunnale, l'album dimostra ancora una volta la tendenza dei Gallesi a ripensare al passato. Se al centro della riflessione in Journal For Plague Lovers era il loro album fotografico (il disco in sostanza era un omaggio al desaparecido Richey Edwards) stavolta il gruppo spolvera vecchie polaroid, di gente comune, la working class subissata dalla rigida politica della Teacher (guardare per credere il video di Anthem For a Lost Cause, con le difficoltà dei minatori gallesi, inariditi da una difficile guerra tra poveri). Nicky Wire, lingua affilata e sagace è ancora una garanzia: oggi la componente combat dei Manics rimane _ sicuramente meno roboante rispetto ai giorni di Generation Terrorist _ nelle interviste e nelle intenzioni. E questo è il pregio più grande dei Gallesi, mai rinchiusi in una torre d'avorio, nemmeno negli anni del successo brit. Arrangiamenti acustici ricercati e melodie eleganti sono l'impalcatura di questo buon disco. Un capitolo dimesso, dove la rassegnazione e la stanchezza vengono dichiarate apertamente, in cui diventa impossibile sottrarsi al senso di nostalgia, malinconia, privazione. Esempi perfetti I Miss The Tokyo Skyline con la sua piccola partitura per archi, o il duetto sussurrato con Lucy Rose in This Sullen Welsh Heart, in cui il cantante James Bradfield vorrebbe alzare bandiera bianca ( I can’t fight this war anymore / Time to surrender, time to move on ) o quando ammette con onestà disarmante conflitti interiori (The hating half of me / Has won the battle easily) Non tutte le ammissioni sono vere: Running out of Fantasy oltre ad essere una bellissima canzone è una lieta bugia. Per fortuna.

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