giovedì 12 gennaio 2012

Maria Antonietta: S/T

Verrebbe quasi da crederle quando dice che tutte le sue canzoni parlando di... ehm... un solo c#%!zo di argomento: la sua incapacità di accettare la realtà. Invece, a dispetto della parafrasi, le cose sono ben diverse. L'ex cantante degli Young Wrists sa bene come muoversi, e soprattutto cosa dire. Sa bene che questi pezzi consegneranno al pubblico un piccolo bignami di citazioni. Sa bene quanta fortuna ha portato quella “spiaggia deturpata” a Vasco Brondi (aka Le Luci della Centrale Elettrica). Certo, sentire parlare di massimi sistemi e Dio fa un po sorridere in un disco così, meglio quando parla in prima persona, quando si racconta e ci racconta qualcosa di se (Saliva), o forse (maligno) dell'immagine che sta facendo passare (“Ed ho mentito per una vita intera”, confessa in Maria Antonietta). Le uscite che fa, con piglio nevrotico, sembrano quasi calcolate, studiate passo passo. Forse certi testi non sono nemmeno così difficili da scrivere, ma il brutto _ c'è da scommetterci _ inizia quando ci si trova davanti ad un microfono. In questo Maria Antonietta sa il fatto suo. A livello di stile emerge su tutti un dato inconfutabile: una camaleontica vena interpretativa, capace di fondere assieme diversi registri, umori e stati d'animo. Un'altra cosa è certa, canzoni del genere, nel bene e nel male non lasciano indifferenti. Citando tutti e nessuno _ Nada, la Consoli, Juliette Lewis, Karen O etc._ Maria Antonietta piega lo stereotipo rock (Motel) a proprio uso e consumo attraverso una buona dose di indie/punk/pop/lo-fi. Probabilmente se la Pausini avesse avuto un briciolo del carisma di Maria, avrebbe mandato Marco all'inferno appena messo piede su quel treno, risparmiandosi (e risparmiando all'umanità) vent'anni di Solitudine.

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